Un rispetto assoluto per gli animali, la natura e in generale l’ambiente.
Il Parmigiano Reggiano Vacche Rosse, autentico re del sapore, ha dalla sua parte anche l’amore e il rispetto per l’ambiente.
Il rigido regolamento del Consorzio delle Vacche Rosse vieta ogni forma di forzatura della produzione. Le Vacche Rosse non possono essere alimentate con il cosiddetto “Piatto unico” o “unifeed” (tecnica alimentare che forza la produzione di latte), ma con pasti separati di erba, fieno e cereali rigorosamente NO OGM.
Dal nostro Consorzio infatti, arrivano informazioni specifiche ed un disciplinare rigoroso, la cui osservanza è anche amica della natura.
Un disciplinare rigoroso e rispettoso della natura nel ciclo di produzione
L’erba, secondo il disciplinare del Consorzio Vacche Rosse, quando la stagione lo permette, deve essere verde e fresca, quindi appena colta, e coltivata per il 100% in azienda. Questo processo riduce al massimo nel ciclo produttivo l’inquinamento dovuto alla produzione di mangimi e al trasporto del foraggio, per la minore necessità di utilizzo di macchine operatrici agricole e automezzi.
Il ciclo relativo alla produzione del Parmigiano Reggiano delle Vacche Rosse si completa nel pieno rispetto della natura, grazie ad un equilibrio perfetto tra uomo, animali a ambiente. Tre aspetti distinti che riescono a vivere attraverso un connubio esemplare.
Sono oltre 150 le erbe che compongono i prati stabili secolari, che nutrono gli animali e regalano un profumo ed un aroma inconfondibile al latte.
I prati, da cui si ricava il foraggio, sono trattati in maniera semplice. Si tratta di un processo che prevede poche lavorazioni meccaniche con conseguenti minime emissioni in atmosfera.
I foraggi, al centro dell’alimentazione, riducono le emissioni in atmosfera
Le Vacche Rosse si cibano prevalentemente di foraggio e, in minore quantità, di cereali. Una scelta di fondo che consente di ridurre notevolmente le emissioni e consumare quantità minime di acqua.
Una decisione, anche in questo caso, a favore dell’ambiente e della sostenibilità, per un ciclo che non interviene in maniera consistente sull’equilibrio ambientale.
Naturali le scelte anche in fatto di concimazione. Il letame prodotto dalle bovine rientra nel ciclo vitale, viene infatti riutilizzato come fertilizzante del tutto ecologico e naturale e sostituisce ogni altra tipologia di concime, soprattutto quelli di origine chimica.
Si tratta di un ciclo chiuso: il prato dà nutrimento alla mucca, la mucca dà nutrimento al prato.
L’equilibrio è completo e l’ambiente ringrazia.
Il Parmigiano Reggiano fa bene all’ambiente: lo dimostra lo studio LIPU-BirdLife Italia
Che il Parmigiano Reggiano faccia bene all’ambiente e agli uccelli selvatici, tipici degli ambienti agricoli, lo dimostra anche una ricerca realizzata dalla LIPU-BirdLife Italia.
Il dato è emerso da uno studio pilota che la LIPU-BirdLife Italia ha effettuato con il contributo della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Modena, della Provincia di Parma e del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano.
In base agli elementi che emergono dallo studio «le zone agricole dedicate alla produzione del formaggio Parmigiano Reggiano ospitano un maggior numero di specie di uccelli rispetto ad altre aree della Pianura Padana non dedicate a questa attività. E questo grazie alla maggiore presenza di erba da foraggio e di prati stabili, che offrono agli uccelli buone opportunità per nidificare e per trovare cibo».
La ricerca, realizzata dalla LIPU alcuni anni fa, ma confrontata costantemente nell’arco del tempo, ha messo a punto un’analisi delle caratteristiche ambientali di alcune delle aree agricole all’interno delle quali viene prodotto il Parmigiano Reggiano, facendo un paragone con altri terreni agricoli esterni detti “di controllo”.
I risultati emersi evidenziano indicazioni specifiche.
«Le zone di produzione del Parmigiano Reggiano, se confrontate con le altre aree agricole dove l’agricoltura è più intensiva e standardizzata, ospitano più specie di uccelli tipiche degli ambienti agricoli, come per esempio la Pavoncella, una specie di forte interesse per la conservazione degli uccelli essendo classificata come “Spec 2” (ossia specie presente soprattutto in Europa e in declino) nella graduatoria compilata da BirdLife International sul rischio di estinzione delle specie di uccelli nel mondo» si legge ancora nel report.
«Anche i rapaci sembrano beneficiare in modo particolare della presenza di prati stabili: il Falco di palude, specie tipica delle zone umide ma osservata a caccia di prede sul prato, il Lodolaio, la Poiana».
Una lavorazione rispettosa, fra tradizione e ambiente
Lo studio dimostra come determinate produzioni di elevata qualità possano comunque rispettare l’ambiente, e soprattutto favorire la crescita in termini naturalistici.
Si tratta di esempi specifici di buona pratica, che intersecano alla perfezione le esigenze della produzione a quelle dell’ambiente, passando per quelle dei consumatori.
Il rispetto per la natura si amalgama perfettamente a quello per la tradizione, che si tramanda da secoli ed è sinonimo di una lavorazione antica.
Una lavorazione che rispetta il passato ma si unisce perfettamente all’innovazione, dalla quale trae ampi spunti di crescita.
La produzione si rifà ad un percorso fatto di step essenziali fra cui l’utilizzo del latte scremato per affioramento della mungitura serale, la spinatura manuale, la lavorazione lenta, e la salatura a immersione in vasche con soluzione satura di sale.